Infanzia
Terza di tre fratelli (Alva, morta giovanissima, e Sven), Greta Lovisa Gustafsson, figlia del netturbino Karl Alfred Gustafsson e di Anna Lovisa Karlsson, contadina d'origine lappone, era una bimba dal carattere malinconico e solitario, che preferiva restare appartata a fantasticare piuttosto che unirsi ai coetanei nel gioco. L'unico momento di svago che si concedeva, spesso da sola nella cucina di casa, era giocare a fare teatro: si travestiva con abiti dismessi, si truccava e organizzava personali spettacoli.
Ancora quindicenne, alla morte del padre, dovette abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento della famiglia; si impiegò così dapprima in un negozio di barbiere e poi, scontenta di quell'occupazione, come commessa e saltuariamente modella (sono pervenute a noi alcune fotografie della adolescente Greta, con indosso abiti e cappelli in vendita nello stesso magazzino in cui serviva i clienti al banco) nel più grande emporio di Stoccolma - il PUB - dove, casualmente, nell'estate del 1922 conoscerà il regista Erik Petschler. Sarà proprio grazie a Petschler che verrà introdotta nel mondo nel cinema, dapprima con piccole particine e via via con ruoli sempre più importanti.
Il passaggio non fu tuttavia agevole: Greta dovette infatti superare dapprima una dura selezione che le consentì di studiare gratuitamente per tre anni all'Accademia Regia di Stoccolma; furono comunque sufficienti sei mesi, trascorsi i quali venne chiamata a fare un provino con il quarantenne regista Mauritz Stiller. Al momento del loro incontro Greta Garbo aveva diciotto anni, mentre il regista,a quell'epoca godeva già d'una certa notorietà ed era considerato un innovatore della tecnica cinematografica. L'artista sarà per lungo tempo istruttore e maestro di Greta Garbo, nonché amico riservato e prezioso nei primi anni della carriera di lei.
La nascita artistica
Fu a questo punto della sua vita che Greta Lovisa Gustafsson, su consiglio dello stesso Stiller e facendone espressa richiesta al Ministero degli Interni, decise di cambiare il proprio nome in Greta Garbo, ispirandosi a quello di Bethlen Gabor, sovrano ungherese del XVII secolo. Anche il suo look subì dei mutamenti. Nel tempo libero, la ragazza amava infatti vestire comodamente, in maniera molto informale, e in tal modo inventò forse senza esserne in principio consapevole pienamente, anche uno stile: lo 'stile alla Garbo', caratterizzato da un abbigliamento decisamente androgino, con giacche di taglio maschile, pantaloni, camicia e cravatta, riuscendo ad imporre un'immagine innovativa.
Nel marzo del 1924 venne presentato a Stoccolma il film La leggenda di Gösta Berling: apprezzato dal pubblico, fu però stroncato dalla critica, ma Stiller decise di ripresentarlo a Berlino dove registrò un buon successo.Nella città tedesca, Greta fece conoscenza con il regista Georg Wilhelm Pabst, che le offrì una parte nel filmLa via senza gioia (1925), pellicola che si rivelerà un successo,e consentirà a Garbo il lancio verso un futuro a Hollywood, con un contratto alla MGM.
Alti e bassi si alternarono a lungo nella storia di donna e d'attrice di Greta Garbo: scrisse spesso agli amici svedesi di sentirsi sola e infastidita dal clamore della celebrità, dalle incursioni di giornalisti e fotografi nella sua vita privata, e d'essere scontenta della qualità dei suoi primi film girati nel 1926 nella Mecca del cinema - La tentatrice e Donna fatale - in cui ricopre parti di 'vamp' provocanti, distruttive e prive di scrupoli. Dal 1927 al 1937 interpretò una ventina di film, sempre nei panni di seduttrice, un ruolo, a suo dire, da lei «detestato». L'attrice avrebbe desiderato interpretare la parte di Giovanna d'Arco, ma la MGM la scoraggiò dicendo che non era un ruolo adatto a lei.Dovette inoltre attendere quattro anni e interpretare ancora sette film muti prima di venire impiegata in un film sonoro. E allora, finalmente, in Anna Christie (1930),Greta Garbo 'parla' per la prima volta in una pellicola e lo fa per chiedere al barista Larry un whisky con ginger ale a parte. E non fare l'avaro!. I rotocalchi dell'epoca non mancarono di salutare in maniera entusiastica l'avvenimento, titolando enfaticamente a caratteri cubitali: Garbo talks, ovvero "la Garbo parla". Tina Lattanzi, 'voce' italiana di Garbo, ricorda come l'attrice svedese - vista dal leggio di doppiaggio al di qua dello schermo - emanasse un stile inconfondibile ed emozionante.
Negli ambienti cinematografici sono molte, e non sempre confermate da dati di fatto, le leggende cresciute insieme e attorno alla figura di Greta Garbo; molto si è detto sulla sua presunta insofferenza a girare in presenza di persone non strettamente qualificate come 'addetti ai lavori', così come la stampa rosa d'ogni tempo ha accanitamente studiato al microscopio tendenze sessuali e rapporti interpersonali di Greta Garbo, che per i fotoreporter era possibile immortalare solo di sfuggita, mentre - avvolta in un cappotto lungo fino ai piedi, grossi occhiali da sole, il capo avvolto in un'ampia sciarpa - usciva di casa per recarsi a fare la spesa, o per fare solitarie passeggiate.
Molto chiacchierata a Hollywood fu la storia d'amore, che Garbo ebbe con l'attore americano John Gilbert, una delle stelle del cinema muto. Sebbene sinceramente legata a lui, l'attrice non esitò a lasciarlo quando questi le chiese di sposarlo; indipendente ed autonoma, Greta Garbo non desiderava unirsi a nessuno, principio a cui tenne fede per tutta la vita. All'avvento del sonoro, la carriera cinematografica di Gilbert entrò in crisi poiché il suo timbro vocale non si rivelò adeguato alle pellicole parlate. Ma Garbo non lo abbandonò: nel 1933 lo impose al regista Rouben Mamoulian per un ruolo di comprimario nel film La regina Cristina, che si rivelò un grande successo al botteghino.
Durante gli anni trenta l'attrice visse un'altra importante storia sentimentale con il compositore Leopold Stokowsky, coronata da una romantica fuga d'amore a Ravello, sulla costiera amalfitana, nel 1938.Ma a Hollywood si vociferava di una sua presunta bisessualità,e di relazioni con donne,tra cui la collega Marlene Dietrich.
Dal 1927 al 1937, dunque, la Garbo interpreta una ventina di film in cui rappresenta una seduttrice destinata a una fine tragica: spia russa, doppiogiochista e assassina in "La donna misteriosa", aristocratica, viziata ammaliatrice che finisce per uccidersi in "Destino", donna irresistibile e moglie infedele in "Orchidea selvaggia", o "Il Bacio". Ancora, prostituta in "Anne Christie" ed etèra di lusso in "Cortigiana" e "Camille" (in cui interpreta il celebre e fatale personaggio di Margherita Gauthier). Finisce suicida in "Anna Karenina", fucilata come pericolosa spia e traditrice in "Mata Hari". Sono ruoli di seduttrice fatale, misteriosa, altera e irraggiungibile, e contribuiscono in modo determinante a creare il mito della "Divina".
Di certo Greta non sopportava lo "Star System", a cui non si sarebbe mai piegata. Detestava la pubblicità, odiava le interviste e non sopportava la vita mondana. In altre parole, seppe proteggere con caparbietà la sua vita privata fino alla fine. Proprio la sua riservatezza, quel qualcosa di misterioso che la circondava e la sua bellezza senza tempo, fecero nascere la leggenda Garbo.
1939 il regista Lubitsch le offre il ruolo della protagonista in "Ninotchka", un film in cui, fra l'altro, l'attrice per la prima volta ride sullo schermo (la pellicola è infatti lanciata con scritte a caratteri cubitali sui cartelloni in cui si prometteva "La Garbo ride").
Greta Garbo in Ninotchka
L'addio al cinema
Scoppiata la guerra l'insuccesso di "Non tradirmi con me", di Cukor (1941) l'induce, a soli 36 anni ad abbandonare per sempre il cinema, in cui è tuttora ricordata come il prototipo leggendario della diva e come un eccezionale fenomeno di costume nonchè una delle prima dive di Hollywood.
La rivista Variety nominò Garbo migliore attrice dei primi cinquant'anni del secolo; un premio Oscar alla carriera le fu conferito nel 1954. Come migliore attrice era stata candidata quattro volte all'oscar senza mai vincerlo.Dal ritiro dalle scene fino alla morte, avvenuta al Medical Center diManhattan nel giorno di Pasqua del 1990, all'età di 84 anni, l'attrice condusse una vita assolutamente riservata, cercando il più possibile di evitare giornalisti e fotoreporter. Riuscì a non rilasciare mai alcuna intervista, ma non poté impedire di essere fotografata. Soprattutto nei suoi ultimi anni di vita, i fotoreporter riuscirono a scattarle di nascosto delle immagini che vennero poi pubblicate sui giornali e che testimoniarono il progressivo sfiorire della sua bellezza con l'avanzare della vecchiaia.
Filmografia
- Luffar-Petter, regia di Erik A. Petscheler (1921) (accreditata con il nome Greta Gustafsson)
- La leggenda di Gösta Berling (Gösta Berlings saga), regia di Mauritz Stiller (1924)
- La via senza gioia (Die freudlose Gasse), regia di Georg Wilhelm Pabst (1925)
- Torrent, regia di Monta Bell (1926)
- La tentatrice (The Temptress), regia di Fred Niblo (1926)
- La carne e il diavolo (Flesh and the Devil), regia di Clarence Brown (1926)
- Anna Karenina (Love), regia di Edmund Goulding (1927)
- La donna divina (The Divine Woman), regia di Victor Sjöström (1928) (film perduto)
- La donna misteriosa (The Mysterious Lady), regia di Fred Niblo (1928)
- Il destino (A Woman of Affairs), regia di Clarence Brown (1928)
- Orchidea selvaggia (Wild Orchids), di Sidney Franklin (1929)
- Donna che ama (The Single Standard), regia di John S. Robertson (1929)
- Il bacio (The Kiss), regia di Jacques Feyder (1929)
Film sonori
- Romanzo (Romance), regia di Clarence Brown (1930)
- Anna Christie, regia di Clarence Brown (1930)
- Anna Christie di Jacques Feyder versione in lingua tedesca (1931)
- La modella (Inspiration), regia di Clarence Brown (1931)
- Cortigiana (Susan Lenox - Her Fall and Rise), regia di Robert Z. Leonard (1931)
- Mata Hari, regia di George Fitzmaurice (1931)
- Grand Hotel, regia di Edmund Goulding (1932)
- Come tu mi vuoi (As You Desire Me), regia di George Fitzmaurice (1932)
- La regina Cristina (Queen Christina), regia di Rouben Mamoulian (1933)
- Il velo dipinto (The Painted Veil), regia di Richard Boleslawski (1934)
- Anna Karenina, regia di Clarence Brown (1935)
- Margherita Gauthier (Camille), regia di George Cukor (1936)
- Maria Walewska (Conquest), regia di Clarence Brown (1937)
- Ninotchka, regia di Ernst Lubitsch (1939)
- Non tradirmi con me (Two-Faced Woman), regia di George Cukor (1941)
La divina Greta Garbo, mito dello star sistem, così algida, distante, ma che bucava le scene col suo viso e i suoi occhi ....Un mito del cinema!
RispondiEliminaPeccato che abbia voluto fermare la sua carriera a soli 36 anni. L'alone di mistero della sua vita, del suo essere riservata, della sua privacy, faranno di lei una "divina " del cinema.
Buona serata a te e serena domenica .
Ciao ♥